S. Lerda, G. Rovera II - VIII
G.G. Rovera, G. Bartocci, G.M. Rovera 1 - 23
G. Bartocci 24 - 50
D. Zupin, T. Cerisola* 51 - 69
Abstract
In questo articolo viene presentata una ricerca qualitativa e una proposta teorica riguardo all'assistenza delle persone migranti con problemi di salute mentale. La ricerca qualitativa consiste nella ri-lettura di tre interviste di gruppo svolte con operatori dei servizi pubblici e del privato sociale coinvolti in progetti terapeutico-riabilitativi dedicati a cittadini migranti. I servizi coinvolti sono stati: Dipartimento di Salute Mentale, Dipartimento delle Dipendenze, Servizio Sociale del Comune, una cooperativa e l’Istituto di Ricerche Economiche e Sociali. Per circoscrivere l’oggetto delle presente ricerca ci si è concentrati sulle relazioni tra Dipartimento di Salute Mentale e Servizio Sociale del Comune all’interno del contesto gruppale. Sulla base dei risultati della ricerca qualitativa viene proposta l’idea che il confronto costante e sistematico tra diverse istituzioni migliori la qualità dell’assistenza ai migranti. Si avanza l’ipotesi che tale effetto migliorativo sia da attribuirsi al confronto inter-istituzionale in quanto sede di una possibile ricomposizione di due immagini stereotipate, uguali e opposte, riguardo all’utenza migrante: stereotipo del migrante pericoloso Vs stereotipo del migrante bisognoso e senzatetto. Si propone che queste due figure, presenti nella subcultura dei servizi pubblici, vengano tratte dall’immaginario della nostra cultura riguardo ai cittadini migranti. Proponiamo di concettualizzare tale fenomeno come scissione culturalmente indotta dell’imago condivisa dei migranti.
S. Fassino 70 - 99
Abstract
Da qualche anno è (ri)segnalata una crisi della psichiatra clinica: il modello Biopsicosociale (BPS), che ha un ruolo importante contro il dogmatismo psichiatrico, sembra ridotto nell’applicazione quotidiana ad una giustapposizione spesso fuorviante e confusiva di farmaci e qualche colloquio psicologico. La limitata capacità degli attuali trattamenti di ridurre il carico dei disturbi mentali solleva il cosiddetto primo “paradosso della prevalenza del trattamento”. La psichiatria centrata sulla persona considera i tratti della personalità del soggetto, promette più efficacia nelle cure, soprattutto se viene ricercata mediante la promozione di una nuova competenza psicoterapeutica dello psichiatra. Nonostante le crescenti evidenze della sua efficacia, è presente una forte riduzione della pratica della psicoterapia da parte degli psichiatri: secondo paradosso. A risolvere la “supposta “crisi della psichiatria occorre l’integrazione tra i paradigmi dell’”evidenza”, piuttosto che la ricerca di un nuovo paradigma.
Anche in considerazione di un favorevole bilanciamento costi/ benefici della psicoterapia, è urgente promuovere una nuova cultura psicoterapeutica. Tali paradossi potrebbero almeno in parte risolversi se si sviluppasse negli psichiatri un’attitudine psicoterapeutica ad articolare i diversi paradigmi di cura (es. farmaci, psicoterapie, riabilitazione) in un progetto tailored sulle specifiche dimensioni della sua personalità. L’alleanza col paziente, focus primario, appare infatti propedeutica alla personalizzazione delle cure. La formazione dei nuovi psichiatri, considerate le acquisizioni delle neuroscienze, deve considerare gli aspetti emotivi, impliciti della comunicazione del/col paziente come nucleo della relazione (psico)terapeutica e prevenzione dei crescenti rischi di burn-out, che sembrano ridurre la motivazione alla psichiatria nei nuovi medici.
A. Bianconi 100 - 124
Abstract
Negli ultimi anni il panorama diagnostico e quindi nosografico della psichiatria è notevolmente cambiato: da una parte c’è l’emergere di patologie nuove, o perlomeno ritenute tali, dall'altra l’utilizzo di termini quali per esempio depressione o narcisismo è talmente inflazionato da rendere tali parole prive di un vero significato individuativo. E’ mutata la psicopatologia o sono invece mutate semplicemente le etichette diagnostiche? Nuove psicopatologie emergenti o nuove espressioni sintomatologiche? L’autore è dell’opinione che il fattore determinante sia da ricercarsi nell'ambito dei cambiamenti culturali: ancora una volta si evidenzia lo stretto legame tra espressività psichiatrica e cultura. Un numero sempre maggiore di studi sta sottolineando l’importanza dei fattori neuro evolutivi come elemento comune predisponente per lo sviluppo di disturbi psichici differenti, che potrebbero essere rivalutati come espressività diverse di un medesimo substrato di neuroatipia cerebrale: il fenotipo varierebbe a seconda della gravità dell’alterazione genetica e della modulazione operata dai fattori ambientali. Siamo di fronte a nuove e difficili sfide cliniche in una inedita complessità psicopatologica che si presenta un po’ in tutti gli ambiti e in diverse fasce d’età. La psichiatria psicodinamica ci pone a confronto con l'impatto di tali trasformazioni sul funzionamento psichico, con i segni che lo testimoniano, con le soluzioni sintomatiche che i soggetti singolarmente, e non solo, costruiscono per farvi fronte.
C. Berselli 125 - 132
Abstract
Nell'ambito del Convegno “Alleanza terapeutiche culturali”, tenutosi a Chivasso (TO) il 15 16 settembre 2023, organizzato da ASL TO4 in collaborazione con la Sezione Speciale di Psichiatria Culturale SIP, è stato presentato il seguente contributo relativo agli interventi rivolti agli anziani. La popolazione anziana che accede ai servizi sanitari è sempre più multiculturale e richiede interventi mirati nell’ottica di una cultura dell’accoglienza nell'attività sanitaria. Questo intervento intende illustrare, tramite l’esemplificazione di un
caso clinico, il ruolo del ricovero in Cur e Intermedie nel panorama attuale della rete dei servizi milanese nell'ambito delle Demenze e dei Disturbi del comportamento e sottolineare l’importanza dell’Alleanza Terapeutica con paziente e caregiver nella gestione dei Disturbi neurocognitivi.
J.L. Aillon 133 - 148
Abstract
Ampie ricerche epidemiologiche evidenziano l’importanza che hanno i determinanti sociali, ecologici e culturali - in primis le diseguaglianze e i cambiamenti climatici - nel determinare la salute mentale delle popolazioni. Contestualmente, dal mondo dell’ecologia e delle scienze sociali, emerge sempre più chiaramente quanto l’attuale modello socio-economico, fondato su una crescita economica illimitata ed indiscriminata, sia di fatto insostenibile e non possa garantire la tutela della salute delle generazioni presenti e future.
Di fronte ad un mondo che scricchiola sotto i nostri piedi e che appare sempre più minaccioso all’orizzonte, quale può è essere il ruolo del terapeuta? Come pensare il sociale dentro e fuori la stanza?
A partire da alcune esemplificazioni cliniche e dal pensiero di Alfred Adler, si evidenzia come, di fronte all’ingresso nella stanza di un sociale sempre più patologico, sia fondamentale per il clinico agire fuori e dentro la stanza, affiancando alla cura, anche processi di advocacy e di presa di parola nello spazio collettivo. Ciò significa agire al contempo in un’ottica di cura e prevenzione primaria, evitando il rischio iatrogeno di lavorare, spesso inconsapevolmente, per riadattare gli individui ad un contesto malato.
A. Barberio, A.Oretti 151 - 163
Abstract
La migrazione è stata riconosciuta come un importante determinante della salute e sempre più studi si concentrano specificamente sulle malattie mentali nei gruppi di migranti. I migranti possono aver vissuto eventi traumatici nel loro paese d'origine, tali da averli forzati ad intraprendere un viaggio in cui spesso subiscono ulteriori privazioni e traumi. Nel contesto di Lesbo e nella città di Trieste, si delineano due casi distinti caratterizzati dallo sviluppo di sintomi psicotici con gradienti differenti e da gravi traumi nella storia personale dei soggetti.
Il primo caso, rappresentato da Abdou, è emblematico di molti casi analoghi, valutati in una clinica ambulatoriale di un’organizzazione umanitaria a Lesbo, che ha portato alla denominazione "sindrome di Lesbo". La storia e la sintomatologia di Abdou sono tipiche di un'esposizione a torture nel suo paese d'origine.
Il secondo caso riguarda Mohamed, un giovane egiziano, che è stato portato all'attenzione dei servizi di salute mentale di Trieste nel 2021 a seguito dell'omicidio del padre. Dal momento dell'arresto fino alla presa in carico, emergono i dettagli della sua evoluzione psicotica e il lavoro degli operatori sanitari. La sua storia è caratterizzata da deliri di natura divina e traumi vissuti durante la leva militare obbligatoria, offrendo una visione della complessità della salute mentale. Nonostante i miglioramenti evidenziati durante l'intervento, la sfida della presa in carico di entrambi i casi sottolinea la necessità di comprendere e supportare individui come Abdou e Mohamed, nonché di migliorare le competenze specifiche relative alla gestione di persone con eventi traumatici così significativi nella loro vita.
A. Ferrero 164 - 174
Abstract
Some preliminary considerations concerning the current cultural paradigms of psychiatry and psychotherapy are provided. The relevance of cultural aspects that are involved in the causes of mental disorders are briefly outlined, considering psychosocial vulnerability of the subjects, significant life events, traumas and personality organisation. The necessity of a mutual cultural identification by therapist and patient is subsequently remarked, through the distinction between the “inter-cultural” and “sub-cultural” perspectives of psychotherapy. Then, some characteristic features of cultural psychotherapy in the Departments of Mental Health are described in terms of objectives (accessibility, ductility and specificity), problems and perspectives.
E. Defrancisci, D. Zupin* 175 - 203
Abstract
L’accesso alle cure mediche da parte della popolazione straniera è un diritto tutelato dalla normativa nazionale e internazionale. Tuttavia, persistono problematiche di accesso ai Servizi da parte della popolazione straniera. È inoltre emerso in letteratura uno scarso livello di competenza culturale da parte del personale (Barsanti 2018; Albano 2018), che andrebbe ad interferire nella relazione di cura con le persone straniere. Anche per quanto riguarda l’accesso ai Servizi di Salute Mentale, sono emersi risultati simili (GEHM, 2023). Gli ostacoli aumentano se si prende in considerazione la popolazione straniera irregolare (Abubakar et al. 2018). Sebbene il Sistema Sanitario Nazionale italiano rappresenti un’eccezione positiva rispetto alla possibilità di accesso alle cure anche da parte della popolazione straniera irregolare, queste barriere sono riscontrabili anche nei nostri Servizi, innescando dinamiche che rischiano di profilarsi come esempi di violenza strutturale.
Per provare a inquadrare meglio questo fenomeno si è deciso di fare riferimento a un’indagine svolta nella città di Trieste nel 2022, utilizzandola a mo’ di pretesto per un ragionamento più ampio sul concetto di violenza strutturale. Ci si è quindi soffermati sulla relazione, già emersa ed esplorata in letteratura, tra razzismo e violenza strutturale e sulle possibili ricadute che questa può avere nel lavoro in Salute Mentale in contesti transculturali (Hamed et al. 2020).
S. Roberti, U. Albert, D. Zupin 204 - 216
Abstract
Dall'elaborazione dei dati ottenuti dagli studi epidemiologici sulla schizofrenia svolti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (IPSS, DOSMeD e ISoS), svolti dagli anni sessanta ai primi anni duemila, è emerso un dato di grande importanza clinica ovvero che le persone affette da schizofrenia, provenienti dai paesi cosiddetti “in via di sviluppo” manifestavano un corso di malattia migliore rispetto a quelli provenienti da nazioni a maggior sviluppo economico. Questo risultato è ancor più rilevante se si considera il fatto che i pazienti provenienti da paesi maggiormente sviluppati possono godere di un adeguato accesso alle cure psichiatriche molto più frequentemente rispetto alle persone provenienti dai paesi meno sviluppati. Inizialmente questa differenza fu attribuita alle differenze culturali, tuttavia, viste le difficoltà nell’ottenere dati adeguati e standardizzabili sugli aspetti culturali, negli studi successivi il focus è stato mantenuto sul confronto della prognosi tra paesi sviluppati ed in via di sviluppo. Affinché possa essere compiuto questo confronto è opportuno conoscere quali sono i parametri socio-economici che possono essere utilizzati come base per una suddivisione delle nazioni e quali sono i metodi e le criticità del confronto clinico già svolto dai principali studi riguardanti l’argomento, propedeuticamente alla ripresa degli studi su prognosi della schizofrenia e macrovariabili socio-culturali.
G. Tomei 217 - 226
Abstract
La sessualità, nelle trattazioni psicanalitiche, ha avuto diversi risvolti interpretativi. Per Wilhelm Reich la formazione della Corazza caratteriale deriva dalla cattiva gestione dell’energia sessuale, che causa ingorghi e non fluisce liberamente verso la cosiddetta “scarica genitale”. Nelle trattazioni di carattere psico-antropologico di Sigmund Freud, i figli che metaforicamente “uccidevano” il padre ne introiettavano i precetti e i divieti, e interpretavano la sessualità solo in maniera procreativa, condannandosi nella quotidianità al lavoro forzato e coercitivo. Più avanti secondo Marcuse, con l’automazione, l’eros sarà svincolato dagli obblighi del lavoro, e sarà vissuto liberamente. In tempi post-moderni la sessualità diventerà uno svago imposto ai cittadini-consumatori come obbligo da assolvere pena l’esclusione dal branco. Nelle trattazioni di Michel Foucault la sessualità diventa oggetto dei discorsi del Potere, diviene microfisica e pervasiva, e la nevrosi dei cittadini dipende proprio da questa capillarità e invasività.
S. Borioni, B. Massimei, A. Celoria 227 - 243
Abstract
George Devereaux (Lugos 1908-Parigi 1985) viene considerato uno dei padri fondatori della psichiatria transculturale. I “Saggi di etnopsichiatria generale”, editi in lingua originale per la prima volta nel 1973 e tradotti in Italiano nel 1978, rappresentano uno dei momenti culminanti del suo lavoro di etnologo, clinico e ricercatore. Col presente scritto si intende evidenziarne alcuni aspetti di particolare rilevanza per la pratica di una psichiatria e di una psicoterapia consapevoli ed accorte dell’importanza della Cultura nella salute e nel disturbo mentale.
G. Bartocci 244
G. Bartocci 245 - 261
Abstract
Transcultural psychiatry has performed an in-depth study into the suggestive practices and different forms of transcendence techniques used among traditional peoples as healing practices or as a privileged means of achieving religious and ecstasy experiences. Despite the fact that also prevailing Western cultures savvily used and still use a plurality of psychological influencing and conditioning techniques based on figurative means and architectural techniques, there is a lack of documentation on the use made of enchantment techniques by these civilizations. This paper illustrates an example of a consolidated medieval religious influencing technique through the empirical use of perceptive detachment dynamics and the achievement of transcendence. Two frescoes portraying St Christopher, located in the Upper Valley of the Nera River in the Italian region of Umbria, are herein interpreted as an example of the savvily conceived instruments to induce special states of suspended consciousness which configure the natural groundwork for subsequent canonical devotion.
G. Bartocci 262 - 273
M. Kidson 274 - 287
Abstract
This paper deals with sacred and secular aspects of the culture of desert Aborigines. Basic tenets and structures within the culture are identified. Reference is made particularly to Aboriginal history and prehistory, the desert environment and ecology, family, kinship and inter-group relationships, tribal law, health concepts and to totemic dreamings which provide continuity for present-day people with their ancestral past.
R. Prince † 288 - 313
Abstract
Ancora oggi, (secondo Prince) le popolazioni indigene del Nuovo Mondo, a distanza di due-trecento anni dai primi contatti con i popoli occidentali (nella quale occasione furono tra l’altro decimati dalle infezioni da questi diffuse) riportano plurime conseguenze sulla loro Qualità della Vita, quali ad esempio alti tassi di suicidi o abuso di sostanze e nuclei familiari disintegrati. Le spiegazioni biopsicosociologiche (secondo Prince), fanno risalire questi problemi a fattori socioeconomici, alla discriminazione razziale, alla bassa scolarità e, non ultimo, come si è prima menzionato, alla decimazione subita in seguito alle malattie prima non endemiche importate dai popoli colonizzatori. È peraltro molto importante evidenziare anche gli aspetti religiosi, finora mai considerati. L'ipotesi si basa sul fatto che la visione di tali popolazioni di un mondo eterno sia stata sminuita e distrutta dalla colonizzazione Europea, lasciando solo un vuoto esistenziale, una perdita di identità culturale. Prince sottolinea che questo senso di “eternità perduta” non possa essere banalmente considerato con una risposta di tipo religioso, senza diventare noi stessi dei credenti. Egli ritiene che nella psichiatria, la fede dovrebbe essere tenuta in maggiore considerazione, investigando gli aspetti positivi e negativi delle certezze non verificabili, quali appunto sono gli orientamenti di valori (O.V.). In fin dei conti certezze inverificabili giocano un ruolo importante anche nell’espressività delle psicosi. L’autore riferendosi ad esperienze personali con le popolazioni della comunità Cree di James bay nel Canada subartico, riporta come questo gruppo ebbe il primo contatto coi missionari nel 1611, fu convinto da questi a rinunciare alle abitudini nomadi a favore di una residenza stanziale, e lentamente venne convertito al Cristianesimo. Attualmente la comunità ha raggiunto un accordo con il governo canadese, per lo sviluppo di un progetto per il ripristino delle tradizioni e delle abitudini di vita originarie. Ma nonostante i progressi fatti nell'assistenza sociale, il tasso di suicidi e di tentativi di suicidio è in costante aumento con una prevalenza tre volte maggiore rispetto al resto della popolazione canadese; rapporti altrettanto sfavorevoli esistono per l’abuso di alcool e di sostanze stupefacenti. È significativo come gli studi rivelino problematiche sovrapponibili agli Aborigeni australiani. Si analizza in seguito il bisogno di Eternità proprio della specie umana, risalendo sino all'uomo di Neanderthal, e valutando il valore simbolico delle costruzioni di Stonehenge e di altri siti megalitici; si confronta poi la struttura societaria della dinastia Shang e ci si sofferma in particolare sulla tomba di Chin Shi Huang: si analizza infine la dimensione eterna, paragonandola alle predette costruzioni. Successivamente viene preso in esame il problema delle epidemie secondarie alle infezioni importate dai conquistadores, e si pone l'accento su come tre fattori concomitanti (le epidemie, uno straniero tecnologicamente avanzato e l’idea di una condanna divina per ciò che stava in allora accadendo) abbiano contribuito ad annullare largamente l’identità personale e la prospettiva di un mondo eterno, nell'ottica che a Prince richiama Der Gòtterdàmmerung. Il lavoro si conclude riportando due esperienze, una dell’Autore stesso con gli indiani Cree, e l’altra con gli indigeni Salish della Columbia Britannica, attraverso un tentativo di “riattivazione” della credenza religiosa e di ricostruzione di un mondo eterno. Prince sottolinea un eventuale indice di terapeuticità alla Chiesa Pentecostale, che “predica” attraverso un “alterato” stato di coscienza con fenomeni di glossolalia, un ritorno a Cristo ed ai Discepoli “posseduti” dallo Spirito Santo durante la Pentecoste. Accanto ad aspetti positivi vi sarebbero aspetti negativi dovuti al fatto che il Pentecostalismo crea parecchi scismi all’interno della comunità e dei nuclei familiari. Secondo l’autore, sarebbe forse meglio per un miglioramento della Qualità della Vita, cercare di reintrodurre almeno in parte i culti originari indigeni.
N. Lalli † 314 - 349
Iscriz. n° 12/2013 al Registro dei Giornali & Periodici del Tribunale di Terni, ISSN 2283-8961