Volume IV/n.1/ Dicembre 2016

Editoriale

Editoriale

I - III

Interventi dal IV WACP Congress

Il regno del sovrannaturale: fantasia o deliri culturali?

G. Bartocci, D. Zupin 1 - 9

La mente umana è stata affascinata per milleni dall'immaginare un mondo del sovrannaturale. Questa dimensione del sovra-natura, da un punto di vista antropologico si situa a metà tra il livello del magico e quello del divino, dove il primo viene considerato uno stadio primordiale della sofisticata teologia occidentale. Questa lecture si focalizza su come la psichiatria culturale può essere utilizzata per comparare le diverse forme psicopatologiche che corrispondono alle diverse visioni del mondo, proprie di ogni civiltà.

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Devereux e l’attitudine dereistica dell’Occidente

D. Zupin 10 - 19

Tra tutti i concetti elaborati dalla psicopatologia classica il dereismo è al contempo uno dei più utili e uno dei meno utlizzati nella psichiatria mainstream. Forse questa incongruenza è dovuta alle difficoltà che si presentano quando si cerca di definire il dereismo in termini operazionali. Devereux, uno dei padri fondatori della psichiatria transculturale, considerava il dereismo come una pietra angolare sia del funzionamento umano normale che della vulnerabilità occidentale alla cronicità schizofrenica. Il lavoro presente ripercorre il pensiero di Devereux e riconsidera il dereismo in termini di psichiatria culturale, al fine di sviluppare degli strumenti concettuali – come quello dei deliri culturali – che permettano alla psichiatria odierna di affrontare alcune delle sfide più difficili posteci dal nostro tempo.

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Delirare, ma non da soli: psicopatologia e prospettive culturali della follia a due, isteria di massa e deliri culturali

A. Daverio 20 - 28

Uno degli effetti più gravi del delirio è l’isolamento dell’individuo dal proprio gruppo di appartenenza. Tuttavia in alcune circostanze il delirio viene condiviso da più persone. Presentiamo una breve panoramica della folie à deux (disturbo psicotico condiviso) e della isteria di massa, sottolineando le diverse modalità con cui si possono esprimere a seconda del contesto culturale e dei periodi storici. Se l’isolamento del gruppo gioca un ruolo fondamentale nei disturbi psicotici condivisi, le determinanti culturali dell’isteria di massa non sono del tutto comprese. Nonostante le differenze tra le due condizioni proponiamo una prospettiva in cui il delirio non è confinato all'esperienza di un individuo ma piuttosto può essere condiviso da una comunità con differenti livelli di intensità e complessità. Infine discutiamo la possibilità che la maggior parte degli individui appartenenti alla stessa cultura possano accettare, con modalità deliranti, assunti falsi o non verificabili.

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Rubriche

Filosofia, politica e cultura.

A. Armando 29 - 42

Immagini in psichiatria culturale.

F. Pulsinelli 43 - 47

Il bacio e l’incenso. Psicopatologia, cultura e dimensione del sovrannaturale.

G. Bartocci 48 - 61

Articoli originali

Possessione da demoni: valenze culturali e psicopatologia nella pratica clinica.

M. Piccinelli, C. Paronelli, G. Tisi 62 - 75

Tra le priorità della World Association of Cultural Psychiatry figura quella di applicare estensivamente il metodo d’indagine e di lavoro della psichiatria culturale ad ogni persona che richieda cure, indipendentemente dalla sua origine etnica, nella convinzione che ogni persona venga fortemente influenzata dal suo retroterra culturale nell’insorgenza e nell’espressione del disagio psichico, nonché nella ricerca dei trattamenti. Tale approccio cimenta un elemento fondamentale della pratica clinica psichiatrica, ancora basata sulla standardizzazione e la replicazione delle procedure diagnostiche e dei sistemi di classificazione delle malattie mentali, sebbene di recente il DSM-V abbia dato maggiore spazio alle tematiche culturali, includendo anche un'intervista per la formulazione culturale. Nell’articolo vengono descritti i casi di due donne, una italiana e una marocchina, giunte in cura presso un servizio psichiatrico per una condizione di possessione da demoni. I due casi evidenziano come nella pratica clinica le persone non solo di altre culture ma anche italiane pongano allo psichiatra il compito di far coesistere e in certa misura almeno, integrare tra loro la lettura soggettiva e culturalmente determinata della loro condizione clinica e l’approccio diagnostico e terapeutico riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale. Vengono inoltre discusse l’importanza che la dimensione religiosa e spirituale può assumere per le persone che soffrono di condizioni di disagio emotivo e le possibili resistenze che si possono attivare nell’affrontare tale dimensione nella pratica clinica.

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Fattori psicopatologici e culturali nel percorso verso l’integrazione dei detenuti musulmani uno studio nel carcere di Viterbo.

F. Cro 76 - 90

Scenari di salute mentale: migrazioni internazionali e generazioni discendenti

S. Inglese, G. Cardamone, G.D. Inglese, Sergio Zorzetto 91 - 112

La fuga forzata di individui, famiglie, gruppi e popolazioni provenienti da paesi pericolosi verso l’Europa è il principale fattore di stress che causa disturbi mentali. Le descrizioni della sofferenza variano in funzione delle culture e gli operatori sanitari europei sperimentano varie difficoltà a comunicare con i nuovi pazienti. Questo articolo fornisce un quadro teorico e tecnico della pratica clinica etnopsichiatrica nel contesto italiano di assistenza. Per gli operatori sanitari che lavorano in un ambito clinico multiculturale è cruciale la traduzione linguistica al fine di migliorare gli interventi diagnostici e terapeutici. Le incomprensioni possono anche sorgere quando medici, operatori sociali e pazienti parlano la stessa lingua, ma non condividono il medesimo patrimonio culturale, come accade nel caso dei discendenti più giovani dei migranti internazionali. La situazione è complicata dal fatto che tali generazioni non riescono a raggiungere un’integrazione sociale funzionale né nella società europea né in quelle di provenienza a causa di molti fattori economici e ideologici (es. disoccupazione, lotta politica, scontro religioso, differenze di genere, stili di vita antagonisti).

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Alcune riflessioni sulla patologia post-traumatica nella schiavitù femminile in Mauritania

E. Vercillo, M. Guerra 113 - 137

La patologia post-traumatica costituisce la principale categoria diagnostica nei gruppi di richiedenti asilo e rifugiati, da manifestazioni di semplice hyperarousal fino a manifestazioni psicotiche. Se aspetti biologici dominano per questo il quadro su differenze culturali e sindromi depressive, uniformando la fenomenologia clinica di presentazione, esistono marcate differenze nel caso dell’età, della continuità e persistenza degli eventi causali sulla forma psicopatologica delle manifestazioni cliniche. Un caso specifico è costituito da persone vissute in condizioni di schiavitù tradizionale come in Mauritania. Vengono descritte le caratteristiche della società mauritana con le sue caste etniche, della vita in schiavitù, e le forme patoplastiche delle manifestazioni psicopatologiche in questi casi.

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Aspetti cognitivi e comportamentali nel fenomeno dello sfruttamento della prostituzione

T. Di Leo, L. Torresan, F. Bonazzi, M. Leoni, F. Rovetto 138 - 152

Introduzione: In Italia, il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione straniera, in particolare di donne balcanico orientali e nigeriane, è di recente interesse, e vede impegnati politici e legislatori nell'elaborazione di decreti e leggi che possano circoscrivere e debellare gli episodi di prostituzione in strada. La consultazione delle statistiche sul reato ha segnato l’urgenza della trattazione, mentre la valutazione della letteratura internazionale ha evidenziato il completo disinteresse della psicologia al tema. La ricerca ha un duplice obiettivo: a) descrivere il reato cogliendo le peculiarità nella gestione da parte di etnie diverse; b) offrire una prospettiva di intervento preventivo secondo un approccio scientifico. Metodi: La consultazione delle statistiche italiane sullo sfruttamento della prostituzione e la valutazione critica della letteratura scientifica internazionale inerente all'argomento hanno guidato nella scelta di due campioni ad hoc di sentenze giudiziarie, rilevati nei Tribunali del Piemonte e dell’Emilia Romagna, aventi come vittime del reato donne balcanico orientali e donne nigeriane. I campioni sono stati sottoposti ad un’analisi comportamentale mediante categorie qualitative e ad un’analisi cognitiva mediante ipotesi comparative, secondo il Modello Cognitivo di Beck (2000). In seguito sono stati confrontati, per evidenziarne peculiarità e differenze. Risultati: Gli esiti della ricerca mostrano come diverse modalità comportamentali di sfruttamento nelle due popolazioni di riferimento, riguardo a quattro specifiche categorie qualitative, possono essere verosimilmente imputate alle differenti credenze possedute dagli sfruttatori e dalle prostitute dei campioni considerati. Conclusioni: Il lavoro termina con alcune considerazioni sull'inefficacia degli attuali programmi di intervento al fenomeno e con una riflessione sul contributo della psicologia cognitivo-comportamentale all'implementazione di interventi preventivi che tenga conto del dato culturale emerso dall'indagine.

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Articoli tradotti

Trump e il fondamentalismo religioso

A. Hornblow 153 - 157


Iscriz. n° 12/2013 al Registro dei Giornali & Periodici del Tribunale di Terni, ISSN 2283-8961