G. Matera 1 - 25
Can we consider Franco Basaglia as “the man who closed the asylums” or would it be more appropriate to refer to him as the spokesperson of a large group of professionals and instances? My thesis underlines the collective work carried out by a group of psychiatric professionals in the 1960s and the 1970s. Their acknowledgement of experiences drawing from different cultural repertoires allowed them to transform psychiatric services into a democratic institution. The paper develops through three sections which help us to understand the connection between the work of Basaglia and other western countries, especially France. 1) The circulation of knowledge among western countries has contributed to the production of “cultural repertoires of evaluation” available in all these western countries in an uneven way but based on a common sense of injustice. 2) Drawing from the work of sociologist Robert Castel, I will examine the relation between the group of Basaglia and the “secteur” model, available in France since the end of the Second World War. 3) I will eventually analyze some interviews released in the 1970s in which Franco Basaglia and his colleagues discuss the connection between their experiments and the ones conducted in other western countries.
DownloadG. Matera 26 - 51
Si può sostenere che fosse Franco Basaglia “l'uomo che chiuse i manicomi” o sarebbe più appropriato parlarne come porta-parola di un ampio gruppo di professionisti ed istanze? La tesi sostenuta in questo articolo sottolinea il lavoro di gruppo di alcuni professionisti della psichiatria negli anni '60 e '70. La conoscenza di esperienze provenienti da repertori culturali diversi permise loro di trasformare i servizi psichiatrici in un'istituzione democratica. L'articolo si sviluppa attraverso tre tappe che ci aiutano a comprendere l'opera di Basaglia come connessa a ciò che accadeva in altri paesi occidentali, ed in particolare in Francia. 1) La circolazione del sapere tra i paesi occidentali ha contribuito alla formazione di “repertori culturali di valutazione” disponibili in maniera disomogenea in tutti questi paesi ma basati su un comune senso di ingiustizia. 2) In merito a tale questione, sulla scorta del lavoro del sociologo Robert Castel, possiamo osservare il rapporto tra il gruppo di Basaglia e il modello del “secteur”, sperimentato in Francia a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
3) Infine, alcune interviste testimoniano il modo in cui negli anni 1970 Franco Basaglia ed i suoi colleghi discutessero della connessione tra le loro sperimentazioni e quelle di altri paesi.
E. Rapisarda 52 - 57
Human history has seen many epidemics and pandemics. Each time culture had a different reaction to the tragedy of illness and death but there are feelings and reactions common to the human species, when confronting the fear of illness and the pain of death.
DownloadE. Rapisarda 58 - 63
La storia umana è costellata di epidemie e pandemie. Ogni epoca storica e ogni cultura ha risposto al dramma della malattia e della morte in modo differente, ma si possono ritrovare un sentimento comune e delle reazioni universalmente umane di fronte alla paura della malattia e al dolore della perdita.
DownloadL.A. Armando 64 - 84
This paper approaches Machiavelli’s works with respect to his correspondence and to his relationships with friends and women. In doing so, Machiavelli is presented in a perspective that can stimulate a critical reflection about some crucial concepts of psychoanalysis and psychiatry such as autonomy of the Ego, desire, recognition, astonishment. Cultural psychology could be understood as a discipline focused on how philosophical theories and religious doctrines shape the mind of a group of subjects and are understood by them. In this sense, to trace the development of Machiavelli’s thought can be relevant to cultural psychology in so far as it enables us to assess how the author’s ideas have shaped or can shape the mind of the subjects in the Western world as well as how they were and are received by them.
DownloadG.F. Tomei 85 - 94
Herbert Marcuse was the most revered philosopher by the students who took to the streets during the riots of May 1968. Belonging to the Frankfurt School (from the place where the school was born), Marcuse imposed himself with an original mixture of Freud's and Marx's ideas. From this ‘Freudo Marixism’, which drew inspiration in particular from Freud's book "Th e discomfort of civilization", Marcuse drew fundamental and widely shared concepts such as those of "Repressive Tolerance" and "Unhappy Consciousness", and gave birth to at least two fundamental books for the sociology and the philosophy of the time: "Eros and civilization" and "Man in one dimension". The main thesis of these texts is that sexuality is bridled by technocratic society, both in the United States and in post revolutionary Russia, and that man is being dominated by a technical rationality that blocks and homologates him, instead of setting him free. The limit of Marcusianism is not having been able to show how man can, beyond a somewhat unrealistic protest, free himself from the grip of technology and reach a stage of greater self awareness. Thi s was the limit of the entire Frankfurt School, also called Critical Theory, since in fact it formulated a criticism over what exists without being able to see a concrete and practicable way out.
DownloadG.F. Tomei 95 - 104
Herbert Marcuse fu il filosofo più venerato dagli studenti che scesero in piazza durante le rivolte del maggio ’68. Appartenente alla Scuola di Francoforte (dal luogo in cui la scuola nacque), Marcuse si impose con una commistione originale fra le idee di Freud e quelle di Marx. Da questo freudo-marixismo, che traeva spunto in particolare dal libro di Freud “Il disagio della civiltà”, Marcuse trasse concetti fondamentali e molto condivisi come quello della “Tolleranza Repressiva” e della “Coscienza infelice”, e partorì almeno due libri di fondamentale importanza per la sociologia e la filosofia del tempo: “Eros e civiltà” e “L’uomo ad una dimensione”. Tesi portante di questi testi è che la sessualità viene imbrigliata dalla società tecnocratica, sia negli Stati Uniti che nella Russia post-rivoluzionaria, e l’uomo è reso succube di una razionalità tecnica che lo blocca e lo omologa, invece di liberarlo. Il limite del marcusianesimo è non essere stato in grado di mostrare come l’uomo possa, al di là di una protesta di fatto velleitaria, liberarsi dalla morsa della tecnica e giungere ad uno stadio di maggiore autocoscienza. Il presente lavoro sottolinea come limite del marcusianesimo, e di tutta la Scuola di Francoforte, detta anche Teoria Critica, fu la formulazione di una critica dell’esistente senza al contempo la proposta di una via d’uscita concreta e praticabile.
DownloadG. Bartocci 105 - 129
G. Bartocci 130 - 136
Un sintomo isterico, la cecità come scotoma di conversione della realtà, viene qui tracciata come il risultato di un restringimento inconscio, ma non troppo, del campo di coscienza. L’autore ritiene che la contemporaneità delle operazioni chirurgiche ai turbinati nasali di Fliess, Freud, ed Emma Eckstein sia un esempio dimostrativo di fatti agiti ciecamente sulla scorta di una frenesia teorica inerente le ripercussioni somatiche di “una scarica sessuale precoce”.
DownloadB. Bonanno, S. Di Giacomo, V. Luppino, L. Nastri, D. La Barbera 137 - 148
Introduction. In the last few years psychiatric services increasingly interact with other and different cultural realities. In particular, migrants represent a fragile group at risk for development of psychiatric diseases. Cultural, religious and linguistic differences between medical team and patient could lead to diagnostic errors, therapy fails or lack of compliance and therapeutic alliance. Case report. M. is a 27-years old Gambian man, perfectly integrated into his new Italian town where he is living for four years. He is admitted to our psychiatric unit for psychotic symptoms, behavioral and mood disorders. After a few day of hospitalisation he claims to be possessed by Jinn, that is known in the Islamic culture as a spiritual entity able to influence human thoughts and actions. Treatment. During the hospitalization M. is treated with risperidone, lamotrigine, lorazepam, despite his mistrust in psychodrugs effectiveness. At the same time he starts ritual religious practices, known as “Tà widh”. M. is discharged twenty-six days later. During these days different cultural and religious approaches and therapeutic strategies will meet. Conclusions. It is difficult to understand how much psychopatology is independent from culture in M. and other migrants like him. Mental health services should involve several professional figures and develop a greater knowledge of different cultures to provide a better treatment and obtain more outcomes.
DownloadB. Bonanno, S. Di Giacomo, V. Luppino, L. Nastri, D. La Barbera 149 - 159
Introduzione. Negli ultimi anni i Servizi Psichiatrici hanno sempre maggiore contatto con realtà culturali diverse. Nello specifico, quella costituita dai migranti è un’utenza in costante crescita, al contempo fragile e a rischio di sviluppare gravi disagi psichici. Le differenze culturali, religiose, linguistiche tra i sanitari e il paziente può essere causa di errori diagnostici e scarsa compliance al percorso terapeutico. Caso clinico. M. è un giovane 27enne di origini gambiane, perfettamente integrato in Italia, ove vive da quattro anni e che giunge alla nostra osservazione per un quadro clinico connotato da sintomi della sfera psicotica ed alterazioni dell’umore e comportamentali. Dopo alcuni giorni di degenza e di terapia psicofarmacologica, afferma di essere posseduto da un Jinn che nella cultura islamica rappresenta un’entità spirituale in grado di influenzare gli esseri umani sul piano fisico e psichico. Trattamento. M. viene trattato con risperidone, lamotrigina e lorazepam seppur mostrasse scarsa fiducia nelle terapie psicofarmacologiche. Contemporaneamente, egli mette in pratica dei rituali religiosi, la cosiddetta “Tà widh”. Il ricovero durerà ventisei giorni durante il quale si embricheranno approcci culturali, religiosi e terapeutici totalmente diversi. Conclusioni. Non è chiaro quanto la psicopatologia possa ritenersi prescindibile dalla cultura di base di M. e di altri migranti come lui. La riflessione riguarda la necessità di una presa in carico integrata e di una formazione più mirata da parte di tutte le figure professionali coinvolte nella cura della salute mentale.
DownloadD. Zupin 160 - 179
Mainstream psychiatric literature clea rly indicates that the relative risk for developing psychotic disorders amo ng migrants in the We st is between two and five times higher than among locally born subjects. Particularly Sub Saharian Africans and Afro Caribeeans appear to be at grater risk when compared to other migrants subgroups. These results are both striking and puzzling. On one hand they invite us to reconsider migrants' mental health issues, on the other they call into question the different methodologies which have been used in the studies. Both methods and results differ depending on where the studies have be en conducted and which categorisations have been used to subgroup migrants: ethnicity, place of birth, skin color or country's development rate. Furthermore statistically significant analyses point out the role of systemic racism in host societies. In this paper I have reviewed migrations and psychosis epidemiological studies, with a focus on methodologies, results and implications for cultural psychiatry.
DownloadD. Zupin 180 - 203
Secondo la letteratura l’incidenza delle psicosi non affettive tra i migranti è da due a cinque volte maggiore rispetto alle popolazioni native. Il rischio relativo aumenta ulteriormente per alcune zone geografiche di provenienza, come nel caso dei Caraibi e dell’Africa Sub Sahariana. Si tratta di dati al contempo rilevanti, perché ci spingono a considerare la realtà delle migrazioni in Occidente, e problematici perché ci invitando a riconsiderare i nostri presupposti concettuali impliciti nella progettazione degli studi stessi. Metodi e risultati cambiano a seconda del paese in cui lo studio viene condotto e del framework di riferimento usato per categorizzare i migranti: la cittadinanza, l’etnia, il colore della pelle, il luogo di nascita, il livello di sviluppo del paese di nascita. I risultati più solidi si ottengono quando la
realtà delle migrazioni viene analizza ta considerando il razzismo delle società ospitanti. La presente review mira a dare un resoconto dettagliato di questi dati per quanto riguarda i risultati, le metodologie impiegate e le implicazioni per la psichiatria culturale.
M. Zupin 204 - 236
The relationship between Wahhabism and Jihadism has been often misinterpreted as a result of both a public and a scholarly debate lacking in an informed understanding of the two movements' doctrinal underpinnings. The elaboration of an extremely puritan form of creed and the enforcement of social conservatism on part of Wahhabi ulama have been taken as evidence for Wahhabis' doctrinal closeness with the ideology of radical Islamic organisations such as al-Qaeda. As a matter of fact, the issue is far more complex, and requires a careful analysis of the Jihadis' discourse on violence in order to discern the actual influence exerted by the Wahhabi or by other Islamic traditions on it. In this essay this analysis has been carried out with regard to some key notions of the Jihadi ideology, in an attempt to shed some light on the debate over the doctrinal origins of Salafi-Jihadi thought.
DownloadM. Zupin 237 - 266
Il rapporto tra wahhabismo e jihadismo è stato spesso male interpretato a causa di un dibattito pubblico e accademico privo di una precisa comprensione dei fondamenti dottrinali caratterizzanti i due movimenti. Lʼelaborazione di un credo estremamente puritano e lʼapplicazione del conservatorismo sociale da parte degli ulama wahhabiti sono stati presi come prova della vicinanza dottrinale dei wahhabiti allʼideologia di organizzazioni islamiche radicali quali al-Qaeda. In realtà, la questione è molto più complessa e richiede unʼattenta analisi del discorso jihadista sulla violenza, in modo da individuare lʼeffettiva influenza che wahhabiti o altre tradizioni islamiche hanno esercitato su di esso. Nel presente saggio questa analisi è stata condotta in relazione ad alcune nozioni chiave dellʼideologia jihadista, con il proposito di apportare alcuni chiarimenti nel dibattito sulle origini dottrinali del pensiero salafita-jihadista.
DownloadA. Panozzo
A. Panozzo
Iscriz. n° 12/2013 al Registro dei Giornali & Periodici del Tribunale di Terni, ISSN 2283-8961